Author: pierluigimastroserio

Bentornata, scuola! L’apertura necessaria, Willy e lo sguardo sul mondo – Messaggio per il nuovo Anno Scolastico 2020-2021

Carissimi bambini, ragazzi e giovani,

carissimi Dirigenti, docenti e personale scolastico,

carissimi genitori,

buon inizio dell’anno scolastico! Immagino che, per i più giovani, nel marzo scorso, la notizia della chiusura della scuola a causa del Covid-19 sia risuonata come l’annuncio di una lunga vacanza. Ma così non è stato perché tutti si sono adoperati affinché non mancasse a nessuno il supporto di lezioni online e qualche forma di contatto che permettesse di continuare ad esercitare quel diritto allo studio che fa crescere ogni società e Paese.

Ora si riprende e sento di dover dire a tutti: “Coraggio!” Osate!”. Perché di tutte le “aperture” di questi mesi, quella della scuola è davvero “necessaria”! Un Paese con le scuole chiuse, con una didattica soltanto a distanza, è un Paese che non sta guardando né al suo presente, considerando i tanti che “si perdono per strada”, né al suo futuro, nella convinzione che la cultura è la grande risorsa che permette di affrontare le sfide personali, sociali, mondiali. Prego il Signore perché ci siano le condizioni affinché la ricchezza di tutto quel mondo racchiuso nella parola “scuola” cresca e non venga ostacolata da nessuna situazione!

Cari ragazzi e giovani, non possiamo iniziare l’anno senza pensare alemno per un attimo ad un ragazzo poco più grande di voi, Willy Monteiro Duarte di Colleferro, che qualche settimana fa, a soli ventuno anni, è stato ucciso in una rissa, dopo che era andato in soccorso di amici per “mettere pace”. La sua storia ci interpella e ci fa chiedere dove sta il bene e dove sta il male, in un mondo che sembra relativizzare tutto.

Il bene sta in Willy, nella sua gentilezza, nella sua voglia di vivere testimoniata dai suoi amici, nel suo desiderio di troncare una rissa perché il dialogo e il rispetto sono le scelte migliori di vita, sempre! Il male sta nella violenza, nella “legge del branco” che si assimila più a dei lupi che a delle persone, alla mancanza di pietà, al vivacchiare senza valori. La storia di Willy è così simile a quella del “nostro” Donato Monopoli, per il quale i familiari attendono ancora giustizia.

Cari ragazzi, se nella vita non impariamo a distinguere il bene dal male, come faremo a vivere una vita umana, felice, che si realizza nella misura in cui diffonde attorno a sé serenità e pace? Imparate dalla storia di Willy non ad avere paura, ma ad osare il bene e a rifuggire da ogni tipo di prepotenza!

Carissimi,

voglio concludere il mio messaggio con lo stralcio di una poesia – Una scuola grande come il mondo – di Gianni Rodari, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita. È una poesia che forse abbiamo ascoltato da bambini, nell’età in cui ci sentiamo tutti un po’ in dovere di imparare. Ma se crescendo abbandoniamo il desiderio di essere “alunni”, di continuare a tenere lo sguardo aperto sul mondo che in tutti i suoi aspetti è scuola, forse perderemo tante lezioni importanti che la vita ci riserva.

C’è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri, professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle. (…)

Ci si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi. (…)

Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.
Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso
.

Buona scuola a tutti! Con gli occhi aperti sul mondo!

Cerignola, dalla Sede Episcopale, 22 settembre 2020.

Vostro

† Luigi, Vescovo

“Camminare sulla via della speranza” Appuntamento nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo per il Convegno Ecclesiale Diocesano (24-25 settembre 2020) #chiciseparera

Si intitola “Camminare sulla via della speranza”, con un evidente richiamo alla più recente lettera pastorale del vescovo Luigi Renna – “La via della speranza. Per non ricominciare allo stesso modo” – il Convegno Ecclesiale Diocesano che, quest’anno, nel pieno rispetto delle norme previste per il contenimento del Covid-19, si svolgerà nei giorni 24-25 settembre 2020, a partire dalle ore 19, nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo a Cerignola.

Due giorni di riflessione, illuminati dai contenuti e dalle indicazioni fornite dal Vescovo per il prossimo Anno Pastorale, guideranno presbiteri e diaconi, religiosi e  religiose, operatori pastorali e membri dell’associazionismo ecclesiale su “La via della speranza” in un tempo “rivelativo” – come ha definito la contemporaneità Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana – che invita tutti e ciascuno a “prendere coscienza che non possiamo essere spettatori passivi di uno sconvolgimento che invade tutti i campi della vita” (p. 6). Per tale ragione, scrive il vescovo Renna nella lettera pastorale, “ritorneremo su queste tre grandi questioni ‒ la pandemia, il problema della criminalità e la trasmissione della fede ‒ in ascolto di un brano della Parola di Dio che sempre ‘rilancia’ la Chiesa verso il futuro: l’apparizione del Signore Risorto ai discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35). Da questo ascolto e dal discernimento che ne scaturirà potremo delineare alcuni percorsi pastorali che sono in continuità con il cammino fin qui fatto, ma vogliono anche cercare di cogliere la novità del momento storico che ci interpella” (p. 8).

Giovedì, 24 settembre, dopo la preghiera e il saluto del Vescovo, interverranno la prof.ssa Angiola Pedone dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali (“Immagini per ‘camminare’: il ciclo della ‘Cena di Emmaus’ di Arcabas”) e don Francesco Zaccaria, docente di Teologia Pastorale nella Facoltà Teologica Pugliese e Presidente dell’Associazione Italiana Catecheti (“Le linee pastorali a partire dalla Lettera ‘La via della Speranza’”). Venerdì, 25 settembre si passerà “Dall’analisi al discernimento su ‘La via della Speranza’” quando, dopo l’introduzione di Sua Ecc. Mons. Renna, i Gruppi di Studio coinvolgeranno nel dibattito e nel confronto le diverse espressioni dell’ecclesialità diocesana.

Il grido della terra, il grido dei poveri

“Il grido della terra, il grido dei poveri” è il titolo dell’appuntamento organizzato dall’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro e dall’Ufficio Caritas della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, che si terrà sabato, 26 settembre 2020, con inizio alle ore 18,30, nel cortile della Curia Vescovile (Piazza Duomo – Cerignola)

L’iniziativa scaturisce da una constatazione: non possiamo più indugiare, occorre riflettere e impegnarsi, e per farlo è necessario informarsi. La nostra Casa Comune, il Pianeta Terra, come denuncia papa Francesco, è in pericolo. E con essa è in pericolo la sopravvivenza del genere umano. Per questo ognuno, pur con responsabilità differenti, deve fare la propria parte. Educhiamoci alla “cittadinanza ecologica” e preserviamo il creato da ogni male, per il bene nostro, dei popoli e delle future generazioni.

Nel quinto anniversario della enciclica “Laudato sì’” di papa Bergoglio, intendiamo anche noi celebrare questo importante evento, dedicando l’incontro a due temi strettamente collegati tra loro: l’ecologia e l’equità.

Ad aiutarci a capire meglio l’enciclica, dopo i saluti di don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas, e dell’avv. Gaetano Panunzio, direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro, interverranno il Luogotenente Luigi Catino-Carabinieri NOE, Bari, e l’ing. Andrea Pugliese, Ingegnere Ambientale. Modererà l’incontro il dott. Luca Maria Pernice, giornalista. Le conclusioni saranno affidate a Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, Vescovo della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.

Al termine dell’incontro, in collaborazione con Mercato Circolare, assisteremo alla rappresentazione teatrale dal titolo “Blue Revolution Show, l’economia ai tempi dell’usa e getta”, una produzione pop economix. Un one man show che unisce tre storie – la storia dell’economia dell’usa e getta, il dramma dell’inquinamento da plastica dei mari, la vicenda del giovane imprenditore Tom Szaky – per proporre una nuova visione del rapporto tra produzione, consumo e ambiente.

Come scrive il vescovo Renna nella sua ultima lettera pastorale “La via della speranza. Per non ricominciare allo stesso modo”, «Il virus ha rivelato la fragilità e la vulnerabilità di un mondo che è malato, come ci ha ricordato il Papa nella omelia del 27 marzo scorso. Il problema dell’ambiente, della perdita delle biodiversità, del cambiamento climatico, della domanda sul “perché” i virus attaccano sempre più l’uomo e meno gli animali, richiede che diveniamo tutti più sensibili a queste tematiche… Sono passati cinque anni dalla Laudato sì’ di papa Francesco e, ora più che mai, non possiamo archiviare questo importante documento. Siamo consapevoli della nostra responsabilità verso la casa comune del creato? Cosa stiamo facendo?».

Solo Cerignola potrà salvare Cerignola!

Anche noi, così come tanti cittadini cerignolani e non, abbiamo visto la trasmissione “Avamposti”. Non sarà stato certamente facile preparare e girare un servizio del genere e ai giornalisti va dato atto di aver avuto il coraggio per aver messo in luce i mali del nostro territorio. Un “Grazie!” ai carabinieri che “ci mettono sempre la faccia”: perché appartenere alle Forze dell’Ordine, a Cerignola, è un lavoro molto complesso e complicato.

Non è facile esprimere un giudizio oggettivo perché tanti sono gli stati d’animo che scaturiscono dalla visione e dall’ascolto di certe dichiarazioni. Istintivamente, un po’ tutti abbiamo provato rabbia e indignazione dinanzi ad alcuni dati: su tutti spicca che 37.000 sono i cittadini di Cerignola che hanno fatto i conti con la giustizia.

Questa, però, non è una novità. Già negli anni passati, la relazione della DIA parlava di un «contesto ambientale omertoso e violento», dovuto al legame dei gruppi criminali con il territorio, ai rapporti familistici dei clan e alla «massiccia presenza di armi ed esplosivi».

Non dobbiamo, tuttavia, correre il rischio di fermarci emotivamente alle prime sensazioni ed emozioni e reagire istintivamente. La consapevolezza dell’esistenza di un problema, di un fenomeno come quello mafioso e criminale, ci deve aiutare a mettere in atto strategie e avviare processi per interrompere e isolare la mafia e ogni forma di illegalità diffusa nel nostro territorio, così come anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha evidenziato durante la sua recente visita a Cerignola.

«C’è una linfa della malavita cerignolana ‒ scrive il nostro vescovo Luigi nella sua più recente lettera pastorale ‒ che nutre i comportamenti mafiosi con la sua struttura, le sue regole, le sue scuole, che sono la strada e il carcere. La sua potenza ‒ è stato accertato da studi e da relazioni ‒ è notevole, e in questi anni l’ha portata ad avere una sua identità che la lega con le grandi organizzazioni di altre regioni. Questa linfa drena droghe, stupefacenti, armi. Poi c’è il tronco di questo albero che, a cerchi concentrici, è composto da chi seduce i socialmente deboli, da chi li ingaggia, da chi assicura loro un reddito e fa crescere, tra furti, arresti ai domiciliari, carcere e processi, il numero di famiglie, ragazzi e ragazze madri. C’è poi la corteccia della malavita, che sembra lontana dalla linfa, ma in qualche modo la protegge: il professionista che si droga in segreto, colui che compie truffe e false dichiarazioni sul posto di lavoro, chi compra merce rubata, chi viene ingaggiato per ricevere uno stipendio ma non per lavorare (una modalità molto astuta di chiedere il pizzo!), chi divide per imperare, chi dice che non si può cambiare».

Cosa possiamo fare? Questa è la domanda che molti di noi si pongono. Come Chiesa e come comunità civile sicuramente possiamo partire e incrementare alcune buone prassi già presenti nel nostro territorio a sostegno di «tanta gente che non si piega a queste logiche – continua il Vescovo nella lettera pastorale – che “si spezza la schiena onestamente”, che si sa divertire senza “sballarsi” con le droghe, che lotta per la giustizia e la legalità».

Spostando un po’ la telecamera sugli stessi luoghi del servizio andato in onda, si sarebbero potuti vedere gli “avamposti” della Speranza che quotidianamente cercano di contrastare non soltanto la cultura mafiosa, ma di proporre un sistema educativo e lavorativo altro rispetto a quello malavitoso e criminale. Come le comunità parrocchiali con i loro oratori, il Centro Sociale “Don Antonio Palladino” nel quartiere San Samuele, il Centro “Santa Giuseppina Bakhita” in località Tre Titoli; il lavoro che la scuola giornalmente compie attraverso il suo valore educativo; l’attività silenziosa che giornalmente associazioni e cooperative, come l’AVE, Pietra di Scarto, Altereco, svolgono su beni confiscati alla criminalità e divenuti ora luoghi d’incontro e di generatività.

Con il nostro Vescovo, concludiamo affermando che, per risolvere un problema non basta vederlo, né solo giudicarlo, ma anche agire. C’è un’azione che è propria dello Stato ed una della società civile, della quale la comunità cristiana fa parte e nella quale porta il suo contributo di pensiero e di azione, soprattutto attraverso l’impegno dei laici. C’è poi un’azione propriamente ecclesiale, di denuncia e dell’annuncio di un Vangelo che libera e che salva. Il nostro compito più grande, in un territorio segnato da così grandi emergenze, è proprio l’educazione.

 

Don Pasquale Cotugno

Direttore della Caritas diocesana

 

Avv. Gaetano Panunzio

Direttore dell’Ufficio Diocesano

per la Pastorale Sociale

 

 

La via della Speranza – Per non ricominciare allo stesso modo – La nuova lettera pastorale del vescovo Luigi Renna

Si lascia guidare dall’esperienza dei due discepoli di Emmaus il vescovo Luigi Renna nell’accompagnare su “La via della Speranza” i diocesani tra le pagine della sua nuova lettera pastorale – che sarà presentata questa sera, lunedì, 7 settembre 2020, durante i Primi Vespri della festa patronale in onore della Madonna di Ripalta che avranno inizio in Cattedrale alle ore 20 – nella convinzione che occorre «non ricominciare allo stesso modo».

Affrontando tre grandi questioni che navigano la nostra quotidianità – «la pandemia, il problema della criminalità e la trasmissione della fede» – il Vescovo disegna «alcuni percorsi pastorali che sono in continuità con il cammino fin qui fatto» ma che, nel contempo, «vogliono anche cercare di cogliere la novità del momento storico che ci interpella», nell’analisi dell’«inventario di “cose antiche e cose nuove”» che pone sotto gli occhi di tutti il problema dell’ambiente, la fragilità della politica, il senso debole della comunità, la «forza» e la «precarietà della nostra sanità», le diverse forme di povertà, il compito «più grande» di una «Chiesa in uscita» – che rifiuta la «ritirata» – che è l’educazione.

In un territorio difficile, dove «l’albero della malavita» richiama spesso l’attenzione della cronaca nelle diverse aree diocesane – Cerignola con l’amministrazione comunale sciolta «per infiltrazioni mafiose», i cinque Reali Siti intrisi della «mentalità di illegalità», la Vicaria di San Potito Martire segnata «dalla latitanza dalla vita ecclesiale» – il «nostro compito più grande», ricorda il Vescovo, «è proprio l’educazione» – che nel vocabolario ecclesiale diventa Iniziazione Cristiana – in quanto «ascoltare il tempo e la vita è più che mai necessario per un cristiano».

Sono riflessioni che permettono a mons. Renna di entrare nel clima di Emmaus dove, nonostante il «naufragare» delle speranze – che per noi si traduce nel rischio della fuga dalla «responsabilità» – la bella notizia è «che Gesù viene a cercarci» per insegnarci che «le problematiche della quotidianità, della società, dell’economia non vanno tenute lontane o taciute nella nostra vita di fede, come se l’esistenza di tutti i giorni fosse una cosa altra rispetto alla fiducia da avere in Dio».

Alla scuola di papa Francesco e della Evangelii gaudium, il Vescovo «riaccende… lungo la strada» la speranza e fa echeggiare alcune delle novità rispetto al recente passato evidenziate dalla notizia che «È risorto il terzo giorno», come ricorda il titolo del documento Cei promulgato dalla Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi – di cui è membro – durante il tempo del lockdown.

Occorre, quindi, dare spazio a una rinnovata fantasia pastorale – «Cosa fanno i discepoli dopo questa manifestazione? Non costruiscono un santuario per fermarsi e stabilirsi, ma ripartono» – che il Vescovo prospetta declinando due verbi cari a papa Bergoglio – «guarire e ricreare» – nei tempi e nei modi che coinvolgono la comunità diocesana, nella certezza che, seppure «davanti a noi si prospetta una stagione ricca di incognite», è urgente «ricominciare».