Cenni storici

Motivi della discordanza tra la successione dei vescovi di Ascoli, edita sotto Mons. Todisco Grande, nel 1853, e le notizie desumibili dall’Archivio Vaticano e da quello di Montecassino.
 
Nel 849 avviene il Trattato longobardo di divisione tra Benevento e Salerno. Il ducato di Benevento comprende anche il gastaldato di Ascoli, che è sede vescovile.
 
  Verso la metà del sec. X, la Santa Sede riconosce una sola diocesi per tutta la regione che si estende da Benevento al Gargano: sono soggette al Vescovo della Capitale longobarda (BN) le diocesi di Siponto, Larino, Ascoli e Bovino (Bolla papale del 948). Ma i vescovi di Benevento fecero riconoscere i loro diritti, sulle diocesi di Capitanata, dagli imperatori franchi, da Ludovico II nell’866 e da Carlo il Calvo nell’875 (Decr. del 26.XII.875, in Roma su richiesta del vescovo Aione di Benevento). È senza dubbio per ottenere, contro le pretesi rivali soste­nute da Bisanzio, l’appoggio della Santa Sede, che fecero fabbricare la bolla falsa di papa Vitaliano.  

 

921: Imperatore bizantino Romano Lecapeno. I principi longobardi Landolfo (anthypatas o stratega) e Atenolfo, padroni di Ascoli, capeggiano la rivolta dei pugliesi contro il ‘basileus’, l’imperatore bizantino, a favore della latinizzazione dell’Italia meridionale.
 
Il vescovo di Ascoli-Benevento si oppone alla politica religiosa matrimoniale del patriarca bizantino Nicola il Mistico, nel conflitto sulla tetragamia (4° matrimonio). Ad Ascoli scoppia la rivolta, che si estenderà a tutta la Puglia, capeggiata dal proconsole Landolfo. Ma sono sconfitti. Si affret­tano a scrive