Carissimi cerignolani e cerignolane,
era la mattina di domenica scorsa, alle ore 5, quando nel Duomo gremito di gente pronta ad accompagnare l’Icona della Madonna di Ripalta al Santuario sull’Ofanto, ho detto queste parole: “È significativo che questa processione si snodi per le nostre strade quando è ancora buio. È come se la Madonna di Ripalta ci facesse andare verso l’aurora, verso un nuovo giorno. Don Tonino Bello diceva che l’unica violenza che è permessa ad un cristiano è quella di forzare l’aurora. Preghiamo perché a Cerignola non si perda la speranza di un futuro migliore”.
In quei giorni erano accaduti altri due eventi tristi, oltre allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose: la morte di una povera donna, vittima dei terribili disagi e dei mali che affliggono Borgo “Tre Titoli”, della quale se il Vescovo non avesse dato notizia nessuno si sarebbe accorto, perché i poveri veri, quelli che non danno voti e non leggono i social, non fanno notizia. E poi la tragedia di Orta Nova, che ha visto falcidiata una famiglia e sgomenta una città, alla quale sono stato vicino con la celebrazione dei funerali venerdì, 18 u.s. Per la pietà non c’è cronaca e forse entrambi non sono affari che interessano i cittadini e certa politica che, in alcune sue espressioni sul territorio nazionale, si è mostrata ostile ai migranti.
Faccio questa premessa per sottolineare quanto sia complesso il nostro territorio, malato di tanti virus, tra cui l’indifferenza e la presunzione. Un popolo, il nostro, molto concentrato sul pathos, cioè sul sentimento, ma poco sull’ethos, cioè sulla morale, e forse ancor meno sul logos, cioè sulla ragione. Con il Messaggio alla Città della festa della Madonna di Ripalta del 2017, invitavo a chiederci se, come padri e madri, in questa città, oltre a trasmettere il bios, cioè la vita, siamo capaci di trasmettere valori (ethos). E nel Messaggio di questo anno, alla messa pontificale, parlavo della nostra economia malata: “Questo territorio ha molte risorse, che sono la sua benedizione, ma che sono state la sua condanna quando hanno creato o un latifondismo che negava i diritti dei lavoratori, o movimenti di idee che li affermavano, ma non in una visione di pace sociale, bensì di lotta di classe. Il futuro passa attraverso la giustizia e la sostenibilità ecologica. Non pensano al futuro della città quegli imprenditori che accumulano una ricchezza effimera: se i salari sono ingiusti e non danno sicurezza economica ai dipendenti; se le attività sono illecite, come ad esempio la cannibalizzazione delle auto o le truffe ai clienti e allo Stato, rivelano un modo di agire stolto, che pensa che la illegalità porterà frutti. Chi non ha cura del territorio, vive fuori da una cultura politica ed economica che ci ricorda che a breve per il pianeta ci potrà essere un punto di non ritorno. La nostra città potrebbe avere tante eccellenze, e senza obbedire ai poteri occulti di chi si arricchisce sulle spalle di chi dipende dalla droga, dal gioco d’azzardo e della povera gente, ci potrebbe essere un’economia più florida. Cari imprenditori, cari amici delle istituzioni, costruiamo il futuro di un’economia sostenibile, trasparente, che produca un benessere condiviso!”. Scusate la lunga citazione, ma credo che questo messaggio sia sfuggito a molti.
Ed ecco, circa una settimana fa, la notizia dello scioglimento del Consiglio Comunale di Cerignola. Non si può gioire di una cosa del genere, se si è padre di tutti. Tutti noi, e coloro che hanno amministrato la Città, dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni, altrimenti ci ridurremmo a vivere in uno stato di confusione che non gioverà a nessuno: dopo il lavoro fin qui svolto dagli Organi competenti, i Commissari prefettizi, oltre all’impegno amministrativo, porteranno avanti le loro verifiche, e spetta a loro dare giudizi. Al Commissario e ai suoi collaboratori, come già fatto con telegramma del 15 ottobre u.s., va l’augurio di lavorare alacremente per il bene della collettività. Siamo tutti incamminati verso il futuro e potremo farlo se passeremo dal sentimento alla razionalità.
Dal sentimento alla razionalità davanti alle notizie. Suggerisco a tutti la prudenza di chi attende che l’opera dei Commissari proceda: chi conosce il diritto meglio di me, sa che siamo in itinere, e i toni pacati aiuteranno ad avere più lucidità, più obiettività, più apertura al futuro, più fiducia gli uni negli altri. Vi chiedo di riflettere su queste parole sulla comunicazione: “La cura per la ricostruzione dei fatti, l’aderenza alla realtà e il rigore del controllo delle fonti cedono il passo alla cultura della post- verità. Questa cresce grazie ad azioni precise: fomentare la violenza (hate speech), ridicolizzare le voci delle istituzioni, toccare le emozioni e le credenze (più irrazionali) delle persone, insinuare sospetti sui fatti, inventare bufale (fake news). Il terreno fertile nel quale le post-verità fioriscono sono soprattutto i social network, in cui si forma il consenso (politico), si alimentano le paure e si consolidano le identità” (F. Occhetta, Ricostruiamo la politica. Orientarsi nel tempo dei populismi, 42). Consiglio a tutti di usare toni pacati.
Dal sentimento alla razionalità nella costruzione del futuro politico della Città. Non so chi si candiderà tra diciotto mesi, ma mi rendo conto che la campagna elettorale è già partita: forse con il piede sbagliato, e cioè con l’attenzione agli individui e alle candidature e non ai bisogni della Città. Temo possa diventare una campagna populista, deleteria per il nostro futuro, perché come qualcuno ha scritto: “La democrazia populista sta alla democrazia costituzionale come la demagogia sta al governo della città nella Politica di Aristotele” (R. Chiarelli). Mi permetto sommessamente di consigliare alle parti politiche: trovate un’idea che sia alta, individuate dei bisogni passando qualche ora con la povera gente (anche quella delle campagne), unitevi ed eleggete democraticamente chi sia a servizio di un progetto (non un leader, ma un uomo che sappia stare in ascolto e al servizio del bene comune).
Dal sentimento alla razionalità nel raccontare la storia di questa Città. A Cerignola ci sono molti eruditi di storia e pochi critici di essa, uomini e donne di cultura che si chiedono: “Perché siamo ridotti così?”. Non illudetevi che la risposta possa venire da noi: c’è bisogno che qualcuno la interpreti questa storia. Ci vuole uno sguardo obiettivo: non si può capire la conquista della Gallia da parte dei Romani leggendo solo l’opera di Giulio Cesare, perché ci servirebbe anche una storia scritta dai barbari, che purtroppo non abbiamo. Così dobbiamo avere il coraggio di dire perché si è arrivati ad uno stato di degrado della città e delle campagne, dei partiti e dell’economia, dell’educazione e delle relazioni sociali. I critici storici mi piacciono perché non giudicano, ma aiutano a capire.
Dal sentimento alla razionalità nel definire il grande assente: la mafia e l’agire mafioso. Che è agire insolente e arrogante, come anche doppio e interessato. Che ha i suoi “negozi” nelle strade della città, dove si spaccia tanta droga. Comprata da chi? Che si nutre delle truffe ai nostri prodotti o fa commercio di pezzi d’auto rubate e vendute: a chi? Ho paura che della mafia a Cerignola molti si nutrano e molti la nutrano, con il loro modo di fare! È agire mafioso quello di chi pretende appalti, di chi si vuole insinuare nelle maglie dell’economia per lavorare (rare volte) o per aumentare una ricchezza che sarà effimera, come è stata effimera la ricchezza del latifondo, che a Cerignola ha lasciato accanto ai bei palazzi dei pochi i tuguri del “popolo delle formiche” (Tommaso Fiore. Chi lo cita più?).
Dal sentimento alla razionalità il rapporto con la Chiesa. Perché si ha sempre la tentazione di tirarla “per la giacchetta”, dimenticando che solo la Chiesa da due anni ha messo su una Scuola di formazione all’impegno socio-politico (unica realtà nel nostro territorio), non per creare presenze partitiche, ma per essere lievito nella massa; che celebra da tre anni una Settimana Sociale Diocesana, per riflettere non sulla spinta dall’urgenza del momento, ma con il rigore dell’analisi; che lavora nelle periferie e al centro, soprattutto con quei poveri che bussano non alle porte di qualche giornale o di qualche partito, ma a quelle dei centri di carità e di volontariato di ogni colore, che sono ben lieti di accoglierli e di fare quanto per loro è possibile. Nostro compito è la formazione delle coscienze e l’attenzione alle urgenze di chi è ai margini della società, di chi non è annegato nel mare ma sprofonda nel degrado dei campi da cui provengono gli ortaggi delle nostre mense. C’è stato, forse, qualcuno che si è occupato del Decreto Sicurezza, lo scorso anno, a Cerignola? Solo il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale e l’Azione Cattolica! Chi conosce quanti ragazzi la mattina non vanno a scuola? Chi mai ne ha accompagnato qualcuno? Qualcun altro ha messo in agenda la preoccupazione sui migranti? Forse soltanto la Caritas, la Migrantes e, dobbiamo riconoscerlo, lo sportello del Comune, come era suo dovere.
Dal sentimento alla razionalità, con l’aiuto di un silenzio non omertoso e di un ascolto pensoso dei bisogni, che sa creare una nuova cultura di rispetto, di dialogo, di legalità.
Dispiace che qualcuno abbia insistito per avere delle comunicazioni immediate del Vescovo. Il vostro pastore, che prega ogni giorno con voi e per voi, ama fare discernimento sulle questioni, contemperare pathos, ethos e logos. Ha memoria biblica e si ricorda che Gesù è risorto dopo tre giorni, un tempo fatto di attesa, ma fecondo di bene e di beni duraturi. E a ripararlo dai venti di populismo, dagli anni del suo caro liceo, ha una poesia del greco Callimaco, che consiglia di leggere tutta, laddove, ad un certo punto, afferma: “Che non dietro le impronte degli altri tu spinga il tuo occhio, né per la via larga, ma per sentieri non calpestati, pur se guiderai per strada più angusta…”.
Verso l’aurora ci incammineremo se il sentimento lascerà spazio alla razionalità.
A questo mio intervento, allego l’invito a continuare a riflettere insieme su questi argomenti. Io lo farò, con voi e per voi, a partire dai quattro principi “che orientano specificamente lo sviluppo della convivenza sociale e la costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune” (n. 221), secondo l’Evangelii Gaudium di papa Francesco.
Prego per questa mia Città
† Luigi, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano
Domenica, 20 ottobre 2019