Cenni storici

Profilo storico della diocesi

 Istituita il 30 settembre 1986 con il documento della Congregazione per i Vescovi sul riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche italiane, la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano costituisce l’esito finale di un processo storico in quattro distinte fasi: fino al 663 la cattedra vescovile è a Herdonia; successivamente, e fino al 1819, la sede è ad Ascoli Satriano e il vescovo si firma «Vescovo di Ascoli ed Ordona»; fra il 1819 ed il 1986, elevata l’arcipretura nullius di Cerignola a sede vescovile e unita «aeque principaliter» alla vicina Chiesa ascolana, la diocesi è indicata «di Ascoli Satriano e Cerignola»; dal 30 settembre 1986, le diocesi unite di Ascoli Satriano e Cerignola formano l’unica diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. Il decreto del 4 giugno 2004 di papa Giovanni Paolo II, riconoscendone la storicità, ha inserito l’antica sede di Ordona/Herdonia nell’elenco delle sedi titolari vescovili.

Herdonia fu una importante statio lungo la Via Traiana, sede episcopale tra il IV ed il VI secolo. L’esistenza dell’antica diocesi, oltre alle numerose testimonianze cartacee, è confermata da alcuni scavi archeologici che hanno individuato, nei pressi dell’attuale cittadina di Ordona, il sito di una basilica. Il Martirologio Gerolimiano della prima metà del V secolo ricorda i santi Felice e Donato di «Herdonia in Apulia» celebrati il 1° settembre, mentre gli atti del Concilio Romano tenutosi nel 499 attestano la partecipazione di Saturnino, vescovo di Herdonia. Il processo di declino innescato dai conflitti bellici e il conseguente spopolamento della zona, che tra il VI e il VII secolo determinano in Capitanata la ridefinizione dell’organizzazione ecclesiastica locale, provocano la scomparsa della sede diocesana di Herdonia.

 La Chiesa di Ascoli Satriano è citata nella bolla di papa Giovanni XIII, promulgata il 26 maggio 969, primo documento che rivela espressamente l’esistenza di una sede vescovile ad Ascoli Satriano. Con quell’atto, il pontefice concede a Landolfo I, vescovo di Benevento, il titolo di arcivescovo – anche di Siponto – elevandone la sede ad arcidiocesi metropolitana. Ascoli Satriano compare nell’elenco delle dieci diocesi suffraganee della sede beneventana con Avellino, Quintodecimo (l’antica Aeclanum), Ariano Irpino, Alife, Bovino, Larino, Sant’Agata dei Goti, Telese e Volturara Apula. In quel modo, l’organizzazione ecclesiastica beneventana affermò la sua supremazia in Capitanata.

Si ipotizza, ma senza documenti che lo comprovino, che la Chiesa di Ascoli Satriano sarebbe subentrata alla sede di Herdonia, nel cui territorio era stata compresa fin dalla fondazione, dopo la distruzione di questa a opera dell’imperatore bizantino Costante II nel 663 d.C. La sola tradizione orale individua in san Leone, di origine orientale, il primo vescovo di Herdonia e Ascoli Satriano già nel 105 durante il pontificato di Evaristo.

In età moderna, dopo il Concilio di Trento, la diocesi ascolana è tra le prime sedi vescovili meridionali a dotarsi di un seminario, che riserva una particolare attenzione al corpo dei docenti, con  un iter formativo che accomuna l’istituto ascolano con il Seminario Romano e che colloca, almeno in età moderna, il seminario di Ascoli Satriano in una posizione di “avanguardia” nella formazione pastorale del clero rispetto a molti altri seminari del Mezzogiorno.

Ad Ascoli Satriano, in età moderna, sono attive le comunità religiose dei benedettini (1093), degli agostiniani eremitani, maschile (1300) e femminile (1818), dei francescani conventuali (1399) e dei francescani minori (1623) nel convento di san Potito martire, comunità tutt’ora esistente. Vi è stato anche un orfanotrofio, affidato alle Suore della Carità, alle quali dal 1927 si affianca l’azione di assistenza a favore di orfani e anziani svolta dalle Suore Domenicane del Santissimo Sacramento. Nel convento degli agostiniani eremitani, attiguo alla chiesa di Santa Maria del Soccorso, popolarmente detta «chiesa della Madonna della Misericordia», si sviluppa la devozione locale in onore di Maria SS.ma della Misericordia o del Soccorso, venerata in un’icona risalente, secondo le fonti locali, al VII secolo.

Dal 21 agosto 1775, durante l’episcopato di Emanuele de Tommasis (1771-1807), la diocesi ascolana comprende anche i villaggi – oggi Comuni – di Orta Nova, Stornara, Stornarella, Carapelle e Ordona, antichi siti fondati dai padri gesuiti, confluiti nel territorio diocesano in seguito alla temporanea soppressione dell’ordine decretata nel 1773 da papa Clemente XIV.

Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola. In seguito al Concordato con Ferdinando I, re delle Due Sicilie, che stabilisce l’accorpamento di alcune sedi episcopali del regno, il pontefice Pio VII il 14 giugno 1819, con la bolla Quamquam per nuperrimam, unisce «aeque principaliter» la sede episcopale di Ascoli Satriano alla vicina Cerignola, fino a quel momento arcipretura nullius.

Le notizie più antiche che attestano la presenza ecclesiastica a Cydiniola, centro di origine medievale, risalgono alla metà del XIII secolo, quando è registrata in loco una chiesa dedicata a San Pietro.

L’atto di obbedienza del clero di Cerignola formulato a favore di Enrico, eletto arcivescovo di Bari e di Canosa il 16 marzo 1255, sancisce, in età medievale, l’esistenza di una realtà ecclesiastica locale definita e ufficialmente riconosciuta. Nel 1323, a proposito dell’assoggettamento della Chiesa di Cerignola alla vicina Canosa, si cita un «Archipresbiter et clerici Cidaniole de iurisdictione prepositi canusini ».

Papa Giulio II nel dicembre 1504 e nel maggio 1508, dopo l’affrancamento dalla Chiesa canosina, disciplina con precise norme «il Capitolo e il Clero della Chiesa di San Pietro della Terra di “Cirinolae”, in provincia di Capitanata» e stabilisce che all’arciprete, nativo del luogo ed eletto dal Capitolo – pena l’annullamento del possesso – spettano le mansioni e le funzioni giurisdizionali, canoniche e amministrative dell’intera realtà territoriale. La struttura dell’arcipretura nullius «della Chiesa di San Pietro della Terra di “Cirinolae”» prevede la diretta dipendenza dalla Santa Sede. Nel caso specifico, la chiesa è del tipo «Collegiata Nullius civica, recettizia, innumerata sotto il titolo di S. Pietro Apostolo».

Considerevole, anche a Cerignola, in età moderna, è la presenza degli ordini religiosi: agostiniani (1475), domenicani (1501), serviti (1576), carmelitani (1576), gesuiti (1578), conventuali (1580), cappuccini (1613), trinitari (inizi XVII secolo), fatebenefratelli (1645). Il 13 e 14 aprile 1568, Tommaso Orfini, visitatore apostolico del Regno di Napoli, ispeziona a Cerignola «la chiesa maggiore» (l’antica Chiesa Madre, oggi chiesa parrocchiale di san Francesco d’Assisi). Nel 1580 è Gaspare Cenci, vescovo di Melfi e Rapolla, a esaminare «la Terra Cirignola» per incarico di papa Gregorio XIII.

Le disposizioni papali  del 1819 designano quale primo vescovo della nuova realtà diocesana Antonio Maria Nappi (1818-1830), già pastore della chiesa ascolana, e assegnano all’antica «Ecclesia sancti Petri» di Cerignola il titolo di cattedrale. La storia ottocentesca delle diocesi unite di Ascoli Satriano e Cerignola rispecchia le vicende, risorgimentali prima e unitarie poi, di gran parte del Mezzogiorno. Anche a livello locale, infatti, si registra una certa opposizione, di chiara matrice borbonica, alla nuova realtà nazionale che caratterizza molti degli episcopati meridionali, e che costringe in sede locale, fra il 1860 e il 1866, il vescovo Leonardo Todisco Grande (1849-1872) all’«involontario esilio» nella sua originaria Bisceglie, in provincia di Bari.

Nel 1859, la Santa Sede dichiara protettrice della città di Cerignola Maria SS.ma di Ripalta, venerata in un’icona realizzata in stile bizantino rinvenuta, secondo la sola tradizione orale, nel 1172 da un gruppo di malfattori sulla «ripa-alta» – da cui il toponimo di Ripalta – del fiume Ofanto, a circa nove chilometri dal centro abitato, dove attualmente sorge il santuario diocesano.

Nei primi anni del Novecento le diocesi unite di Ascoli Satriano e Cerignola sono affidate a mons. Angelo Struffolini (1901-1914), un vescovo leoniano, in sintonia con Roma e in comunione con il Papa della Rerum Novarum. In un contesto dove «coloro che sono di nome cattolici, con il cuore e con la mente sono lontanissimi da Dio e dalla chiesa», il Vescovo opera con iniziative chiare e attente, mettendo in atto una pastorale capace di radicarsi nel territorio e di ribaltare una concezione di Chiesa ormai obsoleta e superata. Si avvale soprattutto delle capacità e dello zelo del sacerdote Antonio Palladino (1881-1926). Fondatore della Congregazione delle Suore Domenicane del Santissimo Sacramento, famiglia religiosa attualmente presente in varie case in Italia (Cerignola, Roma, Ascoli Satriano, Orta Nova), anche all’estero (Angola e Brasile), Palladino, per il quale è in corso la causa di beatificazione, dal 10 aprile 1909 è il primo parroco della chiesa di San Domenico. Il suo spessore pastorale e sociale è individuabile in quel protagonismo storico che, nelle regioni meridionali, sulle indicazioni della Rerum Novarum di Leone XIII, sollecita una presenza più attiva e un’azione più efficace dei cattolici nella società e che a Cerignola, nella parrocchia di San Domenico, con il Palladino sfocia nell’istituzione di trentadue associazioni. La sua spiritualità, prima salesiana, poi domenicana, è alimentata da una profonda venerazione per il sacramento eucaristico e da una spiccata devozione per il papa.

Il ventennio fascista consegna alla città di Cerignola la nuova e capiente cattedrale, il Duomo «Tonti». Il vescovo Todisco Grande nel 1859, è lo stesso presule che informa la Santa Sede circa la possibilità di erigere una nuova cattedrale, essendo quella vecchia del tutto insufficiente,  grazie a una consistente somma di denaro, messa a disposizione della città da Paolo Tonti, un ricco possidente che il vescovo tuttavia  considera «inimicus homo, Dei cultus inimicissimus, superseminare zizaniam occasionem non perdet». Il vescovo Antonio Sena (1872-1887) presiede la celebrazione per la posa della prima pietra della nuova cattedrale il 29 giugno 1873. Dopo numerose sospensioni di lavori e il superamento di alcune questioni legate a una non sempre trasparente gestione amministrativa del lascito Tonti, il 14 settembre 1934 il vescovo Vittorio Consigliere (1931-1946) inaugura la nuova cattedrale.

Nel secondo dopoguerra, in un contesto storico nazionale fortemente contrassegnato dalla contrapposizione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, le vicende diocesane registrano lo svolgimento delle missioni al popolo e la diffusione dei comitati civici attraverso i quali arginare l’azione nefasta del comunismo che diffonde tra i lavoratori  «i più gravi errori e le più deplorevoli calunnie allo scopo di inimicarli alla Chiesa, la quale viene presentata come avversa alle loro quali possono essere legittime aspirazioni».

Conclusosi il secondo conflitto mondiale, gli Anni Cinquanta, a livello diocesano, sono gli anni della ricostruzione, con una presenza della Chiesa locale legata a interventi concreti e organici – cantieri di lavoro, corsi di qualificazione, corsi di taglio e cucito, colonie estive, assistenza ai piccoli – resi possibili, anche e soprattutto, dal sostegno assicurato dalla Pontificia Opera di Assistenza.

Con il Concilio Vaticano II, durante l’episcopato di Mario Di Lieto (1957-1987), si inaugura una nuova stagione ecclesiale e procede il percorso di unificazione delle due diocesi. Un «nuovo», nelle chiese di Ascoli Satriano e Cerignola, sancito anche a livello provinciale il 12 settembre 1976, quando le diocesi di Capitanata, separate dalla Regione Ecclesiastica Beneventana, diventano parte integrante della Regione Ecclesiastica Pugliese. Nel 1979 viene costituita la  Metropolia di Capitanata con sede a Foggia, di cui la diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola diviene suffraganea. Nel 1986, con il riordino delle circoscrizioni ecclesiastiche italiane, Cerignola diventa la sede principale dell’unica diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.