A proposito di un articolo apparso su La Gazzetta del Mezzogiorno del 27 febbraio 2018 e su www.marchiodoc.it dal 28 febbraio 2018
Cari fedeli,
un gesto di scarso rispetto della privacy è stato commesso nei confronti della Diocesi: una lettera indirizzata ai presbiteri e ai diaconi è stata inviata a La Gazzetta del Mezzogiorno e a Marchiodoc.it, che ne hanno estrapolato dei passaggi e mostrato dei contenuti che sono solo di rimprovero, tralasciando dei toni decisamente più paterni e di esortazione a vivere bene il cammino quaresimale.
Prendo le distanze da questi articoli che, a mio parere, sono una violazione della privacy che una istituzione come la Curia deve avere, e sono lesivi della verità di quel messaggio ai preti. Inoltre, ancora più grave è il comportamento di chi ha inviato questo documento alle testate: non voglio sospettare di nessuno, ma solo aiutare a riflettere che dovremmo essere impegnati a dare esempio di comunione e non cercare in tutti i modi di offrire controtestimonianza.
Non è bello neppure il commento di tanti fedeli, pronti sempre a scagliare pietre contro i loro presbiteri, quelle stesse pietre che neppure i farisei fecero piovere sull’adultera (cfr. Gv 8). Non è uno stile di Chiesa, e se viene da persone impegnate nel servizio ecclesiale, è segno di grande povertà interiore, che si prende gioco della virtù più grande, la carità.
Prego il Signore che un maggiore senso di responsabilità maturi nella nostra comunità e a livello civile; non sono l’unico vescovo che scrive ai presbiteri ricordando i loro doveri, ma perché solo nella nostra terra si agisce con così scarso senso di privacy? È uno stile vecchio, che è presente da anni, ma va estirpato da qualunque parte giunga. Non permetterò che esso continui, con l’aiuto di Dio.
Vi allego un articolo che scrissi alcuni anni fa, quando ero docente di Teologia Morale a Molfetta: è un invito a rendere più limpido il nostro modo di comunicare nella società mediatica. Preghiamo a vicenda. Vostro † Luigi, vescovo