Caritas

Un Natale che infonde Speranza

Domenica, 20 dicembre 2020, durante la recita dell’Angelus, papa Francesco ci ha invitato a dare una mano a chi ha più bisogno per celebrare il vero Natale. “In questo tempo difficile, anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa”, ha affermato il Pontefice, offrendo ai fedeli un “consiglio” per il Natale: “Perché Gesù nasca in noi, prepariamo il cuore, andiamo a pregare, non ci lasciamo portare avanti dal consumismo, da quella frenesia di fare cose, cose, cose”. “Guardiamoci intorno, guardiamo soprattutto a quanti sono nell’indigenza, il fratello che soffre dovunque si trovi: il fratello che soffre ci appartiene, è Gesù nella mangiatoia”. “Incontreremo davvero il Redentore nelle persone che hanno bisogno” ha sottolineato papa Francesco.

La città di Cerignola ancora una volta ha risposto all’appello sia del Papa che della Caritas diocesana. In questo periodo tante sono state le famiglie che hanno espresso un gesto di solidarietà nelle Caritas parrocchiali e tante le aziende che hanno sostenuto la Caritas diocesana:

 

COLDIRETTI- FOGGIA; AGRI. Cer. di Vincenzo Cirulli srl; PUGLIA FOOD di Amato Sante; CGIL SANITASERVICE – CERIGNOLA; ALLIANZ ASSICURAZIONI – CERIGNOLA; MOLINI AMORUSO – FARINE DAL 1958; LIONS CLUB – CERIGNOLA; ROTARY CLUB – CERIGNOLA; SUPERMERCATI CONAD – FRATELLI MORANO – CERIGNOLA; SOCIETÀ SPORTIVA AUDACE CERIGNOLA; IPOSEA S.R.L.;  PROFUMO DI PANE – FRATELLI DILORENZO; FOCACCERIA/PANETTERIA TULLO NICOLA; CASEIFICIO ANDRIESE – BONTÀ GENUINA PERINA; FARMAVERDE srl di Luigi Argentino; AURESGROUP srl; UnipolSai di Fratepietro Domenico; GRUPPO MEGAMARK; Associazione La Cicogna di Cerignola; Arte e Sapori s.r.l. di Pino Merafina; Azienda AZZOLLINO.

 

“Grazie!” alla POLIZIA DI STATO – COMMISSARIATO di CERIGNOLA in prima linea anche nella raccolta di beni di prima necessità.

 

Un “Grazie!” a tutti coloro che hanno permesso a tante famiglie di vivere un Natale più sereno, a quanti in questo periodo hanno sperimentato la sofferenza, l’isolamento, la solitudine, un lavoro precario e sottopagato o addirittura la perdita del lavoro.

 

La pandemia ha messo a dura prova la vita di tante persone, costringendole spesso ad affrontare da sole dolori grandi come la morte dei propri cari o l’impossibilità di stare accanto a chi vive in sofferenza. Un Natale, però, che ci ha fatto riscoprire anche l’importanza di donarsi e di incontrare Cristo che nasce nel povero.

Il contagio della carità ci dà speranza perché ci aiuta a diffondere la cultura della solidarietà e dell’amicizia sociale che può riscattare la nostra Città.

 

† Luigi Renna

Vescovo

 

Sac. Pasquale Cotugno

Direttore Caritas diocesana

Tendi la mano al povero

La Caritas diocesana, dal 19 al 23 dicembre, invita a “farsi carico dei pesi dei più deboli” attraverso una raccolta alimentare presso ogni parrocchia e presso la Casa della Carità sita al Piano San Rocco. Si potrà fare una donazione anche tramite bonifico bancario.

Salsa “Bakhita”: il 14 novembre 2020 la presentazione della passata realizzata nel Centro Caritas di Tre Titoli

Domenica, 15 novembre 2020, si celebra la IV Giornata Mondiale del Povero. Scrive papa Francesco nel Messaggio che ha per tema “Tendi la tua mano al povero” (Sir 7,32): “Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. […] La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. […]. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità. È vero, la Chiesa non ha soluzioni complessive da proporre, ma offre, con la grazia di Cristo, la sua testimonianza e gesti di condivisione. ‘Tendi la mano al povero’, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli”.

In questo contesto si svolgerà il prossimo 14 novembre, a partire dalle ore 18 (diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano) la presentazione di “Salsa Bakhita”, la passata di pomodoro  ottenuta da pomodori coltivati sui terreni del Centro “Santa Giuseppina Bakhita”, gestito dalla Caritas Diocesana e situato in contrada “Tre Titoli”, più noto come “Ghetto Ghana”.

L’attività è stata realizzata in collaborazione con la Cooperativa Sociale “Pietra di Scarto” di Cerignola, da sempre in prima linea nell’azione di lotta al caporalato sul nostro territorio. La Cooperativa, nello specifico, si è occupata della gestione agricola, caratterizzata dall’assunzione regolare di persone provenienti da percorsi di giustizia e situazioni di fragilità, come nel caso di Justice e Bernice, marito e moglie, che si sono occupati della conduzione del campo, dalla piantumazione alla raccolta. “È stata un’esperienza molto intensa – afferma Pietro Fragasso che della ‘Pietra di Scarto’ è il presidente – proprio come immaginavamo. Quando abbiamo deciso di coltivare pomodori a ‘Tre Titoli’ sapevamo di doverci confrontare con delle costanti contraddizioni, come vedere i nostri lavoratori tutelati e, oserei dire, coccolati, mentre attorno a noi si manifestava la negazione della dignità delle persone. Tuttavia ha avuto un senso, per quanto complesso, raccontare la lotta allo sfruttamento in un luogo che di sfruttamento è alimentato, soprattutto a causa di una filiera produttiva ed economica malata”.

“Un prodotto – dichiara don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas Diocesana – che per noi rappresenta il riscatto di uomini e donne finalmente libere dallo sfruttamento e protagoniste di un lavoro dignitoso. Un prodotto ‘giusto’ e solidale che può diventare simbolo di un territorio desideroso di riscatto”. “Volevamo – continua don Pasquale – condividere con tutti questo importante risultato, chiedendo il sostegno attraverso l’acquisto della passata, dono perfetto per qualsiasi circostanza, anche per il prossimo Natale, perché racconta una storia che merita di essere raccontata”. Il risultato finale della sperimentazione sono 3.000 vasi di passata di pomodoro da 440 gr che potranno essere acquistati collegandosi al sito www.pietradiscarto.it/salsabakhita.

Alla presentazione, oltre a don Pasquale Cotugno e Pietro Fragasso, prenderanno parte Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, il dottor Antonio Palieri, responsabile del Centro “Santa Giuseppina Bakhita”, e l’avvocato Stefano Campese, coordinatore del Progetto SIPLA.

Gli introiti dell’iniziativa serviranno a sostenere nuove progettualità e a sviluppare opportunità occupazionali per persone in situazione di fragilità.

Il messaggio del vescovo Luigi Renna ai cittadini di Cerignola: “Prendiamoci cura della ‘casa comune’”

Nell’anno del quinto anniversario della “Laudato si’”, l’enciclica di papa Francesco dedicata alla “cura della casa comune”, e in concomitanza con l’avvio della raccolta differenziata in alcuni dei quartieri della Città di Cerignola, il vescovo Luigi Renna rivolge un accorato appello ai cittadini perché non si lascino sfuggire una preziosa occasione “per prenderci cura della ‘casa comune’: la nostra Cerignola”: “Non vi stupisca ‒ si legge sul manifesto-invito distribuito in questi giorni nelle chiese e negli istituti della città ‒ che il vostro Vescovo dica qualcosa sulla ‘raccolta differenziata’ che è stata avviata a Cerignola dall’inizio di Ottobre in alcune zone della città. Tale raccolta è un segno di civiltà, è segno di uno stile di vita nuovo che dice responsabilità verso il creato che Dio ci ha donato e che noi abbiamo ricevuto ‘in prestito’ dalle generazioni future”.

Cita papa Francesco il Vescovo, ricordando la “conversione ecologica” suggerita da Bergoglio con il chiaro riferimento ai piccoli gesti della quotidianità “evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti” (n. 211) allo scopo di “cambiare mentalità per cambiare modalità di sfruttare le nostre risorse e smaltire i nostri rifiuti”. In questo modo ‒ è il parere di mons. Renna ‒ “come ‘buoni cristiani e onesti cittadini’ assumiamo l’impegno di fare bene la raccolta differenziata e di mettere in atto altri comportamenti che dicono il nostro amore all’ambiente, ‘patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti’”.

Un segno di Speranza: a Cerignola nasce il nuovo centro educativo “Diorama”

Il 17 ottobre 2020, alle ore 18, nei locali della rettoria della Beata Vergine Maria Ausiliatrice, in vico V Addolorata n. 79 a Cerignola, sarà inaugurato il nuovo centro educativo “Diorama”. Interverranno Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, vescovo della diocesi; don Alessandro Mayer, delegato regionale Caritas; don Pasquale Cotugno, direttore Caritas diocesana; don Angelo Mercaldi, parroco della chiesa della Beata Vergine Maria Addolorata di Cerignola. Modererà l’incontro il dott. Giuseppe Russo, responsabile dell’area progettazione della Caritas diocesana.

“Diorama” è una delle tappe del percorso che la Caritas diocesana ha avviato circa tre anni fa con un primo progetto 8xmille presentato nel 2017 e realizzato negli anni 2018-2019, intitolato “Charlie fa surf”. Il progetto aveva la finalità principale di individuare e seguire minori in età scolare a rischio di dispersione scolastica; l’azione è stata svolta attraverso attività educativa di strada in quartieri in cui non erano presenti agenzie educative o servizi che potessero coinvolgere i ragazzi in attività di studio e/o ricreative e di socializzazione. Nell’ultimo anno sono state stipulate convenzioni con alcune scuole elementari e medie della città, in cui si è intervenuti al fine di garantire la frequenza a scuola e lo svolgimento regolare dell’intero andamento scolastico (anche con i compiti a casa, e non solo) da parte dei minori. Nel periodo autunnale e invernale, non potendo svolgere attività di strada per le avverse condizioni metereologiche, le attività sono proseguite all’interno di strutture messe a disposizione dalla diocesi. In particolar modo è stato utilizzato uno spazio, l’ex scuola elementare privata “Beata Vergine Maria Ausiliatrice”, ben attrezzato con aule, per le attività di doposcuola e di laboratorio, nonché luoghi all’aperto per attività ludiche e sportive. La struttura, completamente rinnovata grazie ai fondi 8×1000, è diventata la sede del nuovo centro diurno socio-educativo per minori, allo scopo di dare concreta continuità al progetto precedente.

“Diorama – dichiara don Cotugno – dal greco ‘guardare attraverso’, è la raffigurazione propria dei musei, con cui, utilizzando una particolare illuminazione, si fornisce al pubblico la ricostruzione di un reale panorama o di una civiltà, che lo spettatore può guardare attraverso un vetro. Nel diorama non esiste il tempo. Non ‘c’è un prima e un poi’, come cantano i Baustelle in una loro celebre e omonima canzone. Nel diorama conta quello che sei! Questo ‘Diorama’, questo centro educativo è il luogo, lo spazio, il tempo in cui ogni bambino ‘illuminato-accompagnato’ da educatori e animatori, potrà ricostruire un sistema sociale in cui al centro c’è il rispetto dei diritti naturali dell’uomo”.

“Questo nuovo centro educativo – continua il direttore della Caritas – vuole rappresentare per l’intero quartiere, ma anche per l’intero nostro territorio, un segno di Speranza. Avviare processi che generano nuove prassi d’intervento per contrastare la dispersione scolastica e l’abbandono della scuola rappresenta per la Caritas diocesana e per l’intera diocesi una vera e propria necessità pastorale. Solo così potremo promuovere un modello di società dove la dignità di ogni essere umano e la dignità del territorio potranno essere rispettate, contrastando il sistema mafioso e criminale che vede proprio nell’adescamento dei più piccoli una manovalanza per le attività illecite”. Scrive, infatti, il vescovo Renna nella sua ultima lettera pastorale “La Via della Speranza”: “Uno dei luoghi da ri-aprire per incontrare la vita delle persone è l’oratorio, che per noi è vitale per rispondere all’emergenza educativa del territorio, per prevenire le difficoltà, per recuperare ragazzi che vivono già in situazioni di disagio” (p. 46).

Solo Cerignola potrà salvare Cerignola!

Anche noi, così come tanti cittadini cerignolani e non, abbiamo visto la trasmissione “Avamposti”. Non sarà stato certamente facile preparare e girare un servizio del genere e ai giornalisti va dato atto di aver avuto il coraggio per aver messo in luce i mali del nostro territorio. Un “Grazie!” ai carabinieri che “ci mettono sempre la faccia”: perché appartenere alle Forze dell’Ordine, a Cerignola, è un lavoro molto complesso e complicato.

Non è facile esprimere un giudizio oggettivo perché tanti sono gli stati d’animo che scaturiscono dalla visione e dall’ascolto di certe dichiarazioni. Istintivamente, un po’ tutti abbiamo provato rabbia e indignazione dinanzi ad alcuni dati: su tutti spicca che 37.000 sono i cittadini di Cerignola che hanno fatto i conti con la giustizia.

Questa, però, non è una novità. Già negli anni passati, la relazione della DIA parlava di un «contesto ambientale omertoso e violento», dovuto al legame dei gruppi criminali con il territorio, ai rapporti familistici dei clan e alla «massiccia presenza di armi ed esplosivi».

Non dobbiamo, tuttavia, correre il rischio di fermarci emotivamente alle prime sensazioni ed emozioni e reagire istintivamente. La consapevolezza dell’esistenza di un problema, di un fenomeno come quello mafioso e criminale, ci deve aiutare a mettere in atto strategie e avviare processi per interrompere e isolare la mafia e ogni forma di illegalità diffusa nel nostro territorio, così come anche il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha evidenziato durante la sua recente visita a Cerignola.

«C’è una linfa della malavita cerignolana ‒ scrive il nostro vescovo Luigi nella sua più recente lettera pastorale ‒ che nutre i comportamenti mafiosi con la sua struttura, le sue regole, le sue scuole, che sono la strada e il carcere. La sua potenza ‒ è stato accertato da studi e da relazioni ‒ è notevole, e in questi anni l’ha portata ad avere una sua identità che la lega con le grandi organizzazioni di altre regioni. Questa linfa drena droghe, stupefacenti, armi. Poi c’è il tronco di questo albero che, a cerchi concentrici, è composto da chi seduce i socialmente deboli, da chi li ingaggia, da chi assicura loro un reddito e fa crescere, tra furti, arresti ai domiciliari, carcere e processi, il numero di famiglie, ragazzi e ragazze madri. C’è poi la corteccia della malavita, che sembra lontana dalla linfa, ma in qualche modo la protegge: il professionista che si droga in segreto, colui che compie truffe e false dichiarazioni sul posto di lavoro, chi compra merce rubata, chi viene ingaggiato per ricevere uno stipendio ma non per lavorare (una modalità molto astuta di chiedere il pizzo!), chi divide per imperare, chi dice che non si può cambiare».

Cosa possiamo fare? Questa è la domanda che molti di noi si pongono. Come Chiesa e come comunità civile sicuramente possiamo partire e incrementare alcune buone prassi già presenti nel nostro territorio a sostegno di «tanta gente che non si piega a queste logiche – continua il Vescovo nella lettera pastorale – che “si spezza la schiena onestamente”, che si sa divertire senza “sballarsi” con le droghe, che lotta per la giustizia e la legalità».

Spostando un po’ la telecamera sugli stessi luoghi del servizio andato in onda, si sarebbero potuti vedere gli “avamposti” della Speranza che quotidianamente cercano di contrastare non soltanto la cultura mafiosa, ma di proporre un sistema educativo e lavorativo altro rispetto a quello malavitoso e criminale. Come le comunità parrocchiali con i loro oratori, il Centro Sociale “Don Antonio Palladino” nel quartiere San Samuele, il Centro “Santa Giuseppina Bakhita” in località Tre Titoli; il lavoro che la scuola giornalmente compie attraverso il suo valore educativo; l’attività silenziosa che giornalmente associazioni e cooperative, come l’AVE, Pietra di Scarto, Altereco, svolgono su beni confiscati alla criminalità e divenuti ora luoghi d’incontro e di generatività.

Con il nostro Vescovo, concludiamo affermando che, per risolvere un problema non basta vederlo, né solo giudicarlo, ma anche agire. C’è un’azione che è propria dello Stato ed una della società civile, della quale la comunità cristiana fa parte e nella quale porta il suo contributo di pensiero e di azione, soprattutto attraverso l’impegno dei laici. C’è poi un’azione propriamente ecclesiale, di denuncia e dell’annuncio di un Vangelo che libera e che salva. Il nostro compito più grande, in un territorio segnato da così grandi emergenze, è proprio l’educazione.

 

Don Pasquale Cotugno

Direttore della Caritas diocesana

 

Avv. Gaetano Panunzio

Direttore dell’Ufficio Diocesano

per la Pastorale Sociale

 

 

L’impegno della Caritas diocesana continua… arriva «L’Aeroplano» #chiciseparera

In questo periodo di emergenza, causata dalla diffusione del coronavirus, continua l’impegno della Caritas della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, coordinata dal direttore, don Pasquale Cotugno. Oltre alla vicinanza e alle risorse alimentari assicurate alle numerose famiglie chiamate a fronteggiare un’inattesa e improvvisa situazione di grave disagio economico e sociale, individuate in sinergia con i Servizi Sociali del Comune di Cerignola e con le Caritas parrocchiali di Cerignola, Ascoli Satriano, Orta Nova e Carapelle, la Caritas diocesana, attraverso il Centro “Santa Giuseppina Bakhita”, sta fornendo sostegno e aiuto concreti a quanti risiedono a Borgo Tre Titoli, Contrada Ragucci, Pozzo Terraneo, Contrada Ripalta e Borgo Tressanti. Sono oltre mille le famiglie raggiunte a Cerignola e circa settecento i ragazzi immigrati soccorsi nelle campagne dell’agro circostante.

«In queste ultime settimane – afferma don Cotugno – grande è stata la generosità di tante persone che, in diverso modo, hanno sostenuto e continuano a sostenere le nostre attività, così come numerosi sono i volontari che stanno donando il loro tempo a quanti quotidianamente sperimentano un’evidente difficoltà. Con il vescovo Luigi Renna, esprimo un “Grazie!” sia nei confronti dei volontari, sia nei confronti della dott.ssa Loreta Colasuonno, dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Cerignola, e di tutte le Forze dell’Ordine per il loro insostituibile contributo in termini di collaborazione e disponibilità. Al proposito, accompagniamo con la preghiera il direttore del Centro “Bakhita”, il dott. Antonio Palieri, partito come medico volontario in una RSA di Genova».

«Siamo ben consapevoli – continua il direttore della Caritas – che l’emergenza alimentare non è l’unica emergenza che le famiglie devono affrontare in questi giorni. Per tale ragione, tra i volontari è nata l’esigenza di continuare a stare accanto alle famiglie affiancandole anche nelle attività didattiche ed educative». È nato, quindi, «L’Aeroplano», lo sportello scolastico che si propone di fornire un supporto educativo-pedagogico alle famiglie che, in questa fase di fragilità e di tensione, avvertono il bisogno di essere coadiuvate nell’agire educativo.

L’iniziativa offre supporto alle attività didattiche dei bambini e dei ragazzi che, in seguito all’interruzione delle lezioni scolastiche in aula, riscontrano difficoltà oggettive nello svolgimento dei compiti assegnati on line dai docenti. Chiamando il numero di telefono 379.100.55.61, i genitori potranno contattare i volontari della Caritas diocesana e i volontari del Servizio Civile, disponibili ad assicurare il supporto necessario per il superamento di eventuali difficoltà didattiche.

 

 

“L’avete fatto a me”: l’impegno della Caritas diocesana per arginare l’emergenza coronavirus

È attivo il numero telefonico della Caritas diocesana – 391.77.24.915 – a disposizione di persone sole o di famiglie in difficoltà che hanno bisogno di volontari per le necessità quotidiane, come fare la spesa, dare corso a pratiche burocratiche urgenti, procedere con l’acquisto di medicinali, ecc.

Per affrontare l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus, i volontari della Caritas diocesana offrono la propria disponibilità per consegnare beni di prima necessità e materiale utile per le esigenze igienico-sanitarie. Inoltre, il Centro d’Ascolto Diocesano – aperto il martedì e il giovedì dalle ore 10 alle ore 12,30 – monitorerà sia casi di emergenza riguardanti famiglie che vivono un particolare disagio a causa della perdita o della sospensione del lavoro, sia situazioni ritenute particolarmente difficili.

«In questa fase di emergenza – afferma don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas diocesana – attraverso i nostri volontari, cerchiamo di raggiungere le fasce di popolazione più sole e vulnerabili. “L’avete fatto a me”: questa citazione del Vangelo ci fa capire come il Cristo possiamo incontrarlo ogni giorno vivo attraverso la relazione con il povero».

Quanti volessero offrire la propria collaborazione al servizio, in qualità di volontari, possono inviare una e-mail all’indirizzo di posta elettronica: caritascer@libero.it.

#chiciseparera

La solidarietà per la Quaresima 2020 – Per superare le sbarre del carcere

La Quaresima è un tempo prezioso per accogliere la grazia che cambia la morte in vita. È un percorso che dura quaranta giorni ma che riguarda una vita intera, in quanto è tempo per “convertirsi e credere al Vangelo”. Se poi questa vita non è stata sempre facile, anzi piena di difficoltà e imprevisti, allora la Quaresima può diventare tempo di riscatto personale e sociale.

Seguendo queste linee la Caritas diocesana, sulla scia del Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale del Povero La speranza dei poveri non sarà mai delusa, ha ritenuto opportuno dedicare la Quaresima di quest’anno a processi di solidarietà nei confronti dei detenuti.

“In accordo con l’Ufficio Esecuzioni Penale Esterne del Tribunale di Foggia, abbiamo pensato di finanziare, con le offerte che provengono dalla raccolta della Quaresima di solidarietà, alcune borse lavoro per detenuti”, afferma don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas diocesana, che aggiunge: “Alcuni ragazzi in parrocchia stanno scontando il loro fine pena, con una messa alla prova, dedicandosi alla manutenzione dei nostri spazi interni ed esterni, ma non possiamo fermarci a questo”, in quanto “è necessario offrire a questi ragazzi un nuovo orizzonte, una nuova speranza, una nuova vita”. È un progetto ambizioso quello della Caritas diocesana che non si limiterà alla formazione di questi giovani ma anche al loro inserimento nel mondo del lavoro, contattando alcune aziende resesi sensibili e disponibili a questa iniziativa.

“Ogni detenuto sarà seguito personalmente durante il percorso sempre a stretto contatto con l’U.E.P.E. – continua don Pasquale – Cercheremo di seguire le singole passioni per poter meglio indirizzare i giovani verso un percorso formativo che permetta la piena realizzazione di ciascuno: chi vorrà fare il pasticciere sarà mandato a formarsi in pasticcieria, chi vorrà dedicarsi alla manutenzione del verde andrà a formarsi in un corso da potatore e giardiniere”.  Le difficoltà non mancheranno, ma è certo  dell’esito positivo dell’iniziativa: “Sarà un percorso lungo, faticoso e forse pieno di insidie, ma siamo uomini di Dio, non misuriamo tutto con il tempo, la vittoria storica, come ben sappiamo, non è immediatamente verificabile, ma siamo certi di poter fare del nostro meglio”.

Il cuore della Quaresima diocesana sono i detenuti. Ciò, però, non significa distrazione dalle altre realtà difficili della nostra diocesi, alle quali la Caritas diocesana dedica tantissime energie. Con i suoi centri di ascolto sparsi in quasi tutte le parrocchie, la Caritas diocesana incontra ogni giorno famiglie costrette a lasciare la loro terra per cercare forme di sussistenza altrove; orfani che hanno perso i genitori o che sono stati violentemente separati da loro per un brutale sfruttamento; giovani alla ricerca di una realizzazione professionale ai quali è impedito l’accesso al lavoro per politiche economiche miopi; vittime di tante forme di violenza, dalla prostituzione alla droga. Come dimenticare, inoltre, i milioni di immigrati vittime di tanti interessi nascosti, a cui sono negate la solidarietà e l’uguaglianza. E i tanti senzatetto ed emarginati che si aggirano per le strade delle nostre città.

Festa di Santa Giuseppina Bakhita a Tre Titoli

Sarà il vescovo Luigi Renna, sabato, 8 febbraio 2020, alle ore 16,30, nel Centro Pastorale di Integrazione Umana “Santa Giuseppina Bakhita”, in località “Tre Titoli”, agro di Cerignola, a presiedere la concelebrazione eucaristica per la festa in onore della santa religiosa, organizzata dalla Caritas diocesana, coordinata dal direttore, don Pasquale Cotugno.

«Stiamo cercando di aprire sempre di più il Centro “Bakhita” al nostro territorio – afferma don Cotugno – un centro “aperto” dove poter fare esperienza non solo di servizio, ma anche di prossimità attraverso incontri di integrazione e relazione, assolvendo alla mission della Caritas, caratterizzata da un’azione che è, nel contempo, pedagogica e formativa. In quest’ottica, i volontari in servizio civile di quest’anno hanno contribuito a realizzare l’animazione della festa attraverso alcune attività, declinando così il loro progetto Generatori di pace. “Generare pace” significa contribuire a creare delle relazioni nuove, dove l’altro è il mio compagno di viaggio e non il nemico da abbattere».

Nata in Sudan nel 1869, rapita all’età di sette anni, santa Giuseppina fu venduta più volte e conobbe sofferenze fisiche e morali, che la lasciarono senza un’identità. Furono i suoi rapitori a darle il nome di Bakhita («fortunata»). Nel 1882 fu comprata a Kartum dal console Italiano Calisto Legnani. Nel 1885 seguì quest’ultimo in Italia dove, a Genova, fu affidata alla famiglia di Augusto Michieli e divenne la bambinaia della figlia. Quando la famiglia Michieli si spostò sul Mar Rosso, Bakhita restò con la loro bambina presso le Suore Canossiane di Venezia. Qui ebbe la possibilità di conoscere la fede cristiana e, il 9 gennaio 1890, chiese il battesimo, prendendo il nome di Giuseppina. Nel 1893, dopo un intenso cammino, decise di farsi canossiana per servire Dio che le aveva dato tante prove del suo amore. Divenuta suora, nel 1896 fu trasferita a Schio (Vicenza), dove morì l’8 febbraio 1947 (notizie biografiche da www.santiebeati.it).