Author: pierluigimastroserio

Lettera a tutte le famiglie che hanno perso un parente per Covid. Ricordare, condividere, pregare, “farsi carico” del futuro

Carissimi e carissime,

entro con discrezione nelle vostre case, semplicemente per condividere il vostro dolore, perché non vi sentiate soli. Siamo in molti ‒ ci sono pure io ‒ che in questi mesi, tra i 102.000 morti per covid in Italia, annoverano i loro parenti. Una lunga “litania” di nomi che, per quanto riguarda la nostra Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, hanno invaso la mia scrivania, quando ho chiesto ai parroci di darmi l’elenco di persone defunte per il virus, dal marzo dello scorso anno ad oggi. Perdere una persona cara è sempre un dolore. Ci può restare, alla notizia della sua morte, la consolazione di poterlo vegliare, di poter mettere nella sua bara, oltre a quegli effetti personali che vogliamo “riposino” accanto a loro, anche i nostri sguardi carichi di nostalgia e di riconoscenza. Condivido con voi, in questo dolore, la frase di un prete lombardo vissuto nel secolo scorso, il quale parlando di una persona cara defunta ha usato questa bella immagine: “…moriva, come muoiono le mamme, senza disturbare, senza farsene accorgere, in punta di piedi come quando escono dalla camera di un loro figliuolo malato” (don Primo Mazzolari).

Mi piacciono queste parole perché racchiudono bene quelle che sono state le nostre comuni impressioni quando ci ha raggiunto la notizia improvvisa della loro morte: se ne sono andati in silenzio, in stanze di ospedale, circondati da tanta cura, ma non con noi accanto; sono “partiti” con la delicatezza di chi non vuole turbare e dare fastidio, proprio come tanti di loro sono vissuti. Sono morte persone anziane, fragili nella loro età: è la generazione che ha vissuto nella fanciullezza i traumi della guerra ma anche una giovinezza ed una maturità che hanno cambiato il volto della nostra società, assicurando un avvenire diverso e certamente migliore a figli e nipoti. Si sono “inventati” un mondo nuovo, diverso da quello della loro fanciullezza.

Sono morte persone più giovani, nel pieno della loro maturità, quando la loro esistenza stava portando quei frutti che può gustare, come nella bella stagione, una famiglia, l’intera società, la Chiesa: la responsabilità, la competenza, la maturità degli affetti, la realizzazione di sogni a lungo accarezzati. Per tutti un ricordo carico di gratitudine e di affetto: li sentiamo tutti come nostri congiunti perché siamo tutti fratelli. Allo stesso tempo pensiamo con gratitudine a medici, infermieri, personale sanitario e a parenti che, con tenacia, a volte con pochi mezzi, hanno curato, accompagnato, pianto questi nostri cari come se fossero loro congiunti.

E ci lasciamo tutti illuminare da tre verbi.

Anzitutto: condividere. Il Papa ha scritto: “Comprendo l’angoscia di chi ha perso una persona molto amata, un coniuge con cui ha condiviso tante cose. Gesù stesso si è commosso e ha pianto alla veglia funebre di un amico. E come non comprendere il lamento di chi ha perso un figlio? Infatti, ‘è come se si fermasse il tempo: si apre un abisso che ingoia il passato e anche il futuro. […] E a volte si arriva anche ad accusare Dio. Quanta gente – li capisco – si arrabbia con Dio’” (Amoris laetitia 255). Come Gesù ha pianto e condiviso il dolore di Marta e Maria per la morte dell’amico Lazzaro, così vi esorto tutti a non lasciare sole le persone che sono in lutto. La vicinanza può essere di grande aiuto nel lenire un dolore.

E poi, preghiamo: è il momento in cui levare lo sguardo per presentare al Signore i nostri cari, con il cuore pieno di gratitudine per quello che hanno fatto per noi, per riconciliarci per le ferite che forse hanno segnato le nostre relazioni. Ancora il Papa ci ricorda: “Un modo di comunicare con i nostri cari che sono morti è pregare per loro. Dice la Bibbia che ‘pregare per i defunti’ è cosa ‘santa e devota’ (2 Mac 12,44-45). Alcuni santi, prima di morire, consolavano i propri cari promettendo che sarebbero stati loro vicini per aiutarli. Santa Teresa di Lisieux sentiva di voler continuare a fare del bene dal Cielo” (Amoris laetitia 255).

Sentiamoci responsabili del momento presente e del futuro. Ad un certo punto del lutto, occorre renderci conto che abbiamo ancora una missione da compiere.

Quale è la nostra missione, oggi? Evitare che il contagio si diffonda e salvare vite umane! I più giovani, se vogliono davvero bene alla vita dei nonni, la smettano una buona volta con la movida, che non può essere la preoccupazione maggiore mentre i nostri cari muoiono e tanti giovani sono morti a causa di essa: è ora di cambiare stili di vita! È il tempo di prendersi cura dei più fragili e di essere gli architetti di un mondo ed una società più vivibili. Ora, cari giovani, tocca a voi, remare verso il futuro dell’umanità e del pianeta!

Sarà il modo più bello per non dimenticare chi ha lasciato dietro di sé una scia di luce e di amore.

Ricordiamo i nostri defunti, condividiamo il dolore, preghiamo, riappropriamoci delle nostre responsabilità, per poter dire un giorno di aver imparato a navigare anche in questa tempesta.

Cerignola, dalla Sede Episcopale, 17 marzo 2021.

                                                                                                          Vostro

      † Luigi Renna

 

“Liberiamo la Speranza” – Un progetto della Caritas diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano per favorire l’inclusione

Si terrà giovedì, 25 marzo 2021, con inizio alle ore 17,  l’incontro di presentazione del progetto “Liberiamo la Speranza” della Caritas diocesana di Cerignola-Ascoli Satriano, realizzato in collaborazione con l’UEPE (Ufficio di Esecuzione Penale Esterna) di Foggia e finanziato con i fondi dell’OttoxMille della Chiesa cattolica.

“Il progetto ‘Liberiamo la speranza’ – dichiara il direttore della Caritas diocesana don Pasquale Cotugno – è in linea con la lettera pastorale 2020-2021 del nostro vescovo Luigi Renna, dal titolo ‘La via della Speranza’. Al punto 1.2, intitolato ‘La mafia cerignolana’, il Vescovo scrive: ‘Sappiamo, alla scuola della Dottrina Sociale della Chiesa, che per risolvere un problema non basta vederlo, né solo giudicarlo, ma anche agire. C’è un’azione che è propria dello Stato ed una della società civile, della quale la Comunità cristiana fa parte e nella quale porta il suo contributo di pensiero e di azione, soprattutto attraverso l’impegno dei laici. C’è poi un’azione propriamente ecclesiale, di denuncia e dell’annuncio di un Vangelo che libera e che salva. Il nostro compito più grande, in un territorio segnato da così grandi emergenze, è proprio l’educazione: a Cerignola e nei Comuni dei Cinque Reali Siti, con la finalità di avviare un processo di riscatto dalla mentalità di illegalità e di consumi di stupefacenti che hanno deviato tante famiglie e tanti ragazzi’”.

“Non si tratta di un percorso di perdono – continua don Pasquale – ma di riscoperta dell’umanità che può favorire l’avvio di un percorso inclusivo, partecipativo e trasformativo. L’idea è quella di accompagnare, secondo un principio di assoluta volontarietà, gratuità e riservatezza, soggetti che hanno commesso reati, le loro vittime e i loro familiari, la comunità, al fine di poter contribuire come realtà ecclesiale ad accrescere processi di accoglienza e di integrazione sociale dei detenuti e lo sviluppo di un nuovo paradigma di giustizia, più attento all’uomo e al suo sviluppo integrale”.

L’incontro si svolgerà in streaming sui canali Facebook e Youtube della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.

Il Progetto ha l’obiettivo di sensibilizzare la comunità territoriale in materia di giustizia e di misure alternative. Tale obiettivo passa attraverso tre punti:

  1. formare un gruppo di operatori e di volontari che operino nei vari contesti, come le parrocchie, le associazioni e le cooperative, in cui si mettono in atto progetti sulla giustizia, sensibilizzando la comunità territoriale ad una maggiore consapevolezza del tema;
  2. assegnare cinque borse lavoro, precedute da un percorso di formazione e di educazione alla cittadinanza attiva e alla legalità, per i soggetti in conflitto con la legge;
  3. garantire assistenza domiciliare alle famiglie dei detenuti, con particolare attenzione ai minori.

All’incontro interverranno: Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, vescovo della diocesi; don Pasquale Cotugno, direttore della Caritas Diocesana; il dott. Giuseppe Russo, responsabile della progettazione sociale della diocesi; don Raffaele Sarno, cappellano della Casa Circondariale di Trani, nonché direttore della Caritas diocesana di Trani; il dott. Ludovico Vaccaro, Procuratore Capo della Repubblica di Foggia; la dott.ssa Mirella Enza Pina Malcangi, direttore UEPE di Foggia.

Nuovo volume del prof. Angelo Giuseppe Dibisceglia

È in uscita in questi giorni in libreria e sui principali bookstore la nuova ricerca di Angelo Giuseppe Dibisceglia, docente di Storia della Chiesa nell’Università Pontificia Salesiana (Roma) e nella Facoltà Teologica Pugliese (Bari), che descrive e analizza i diversi aspetti della figura episcopale di “Angelo Struffolini (1853-1917). Dottrinario, catechista e vescovo del secolo nuovo”, pastore delle allora diocesi unite di Ascoli Satriano e Cerignola dal 1901 al 1914. Pubblicato dalle Edizioni Dottrinari, il volume si avvale della “Presentazione” di padre Sergio Lapegna dc, Superiore Generale della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana, fondata alla fine del XVI secolo dal beato Cesare de Bus ormai prossimo alla canonizzazione – della quale Struffolini fu prima Segretario quindi Superiore Generale – e della “Prefazione” di Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, successore del vescovo sulla cattedra, oggi, dell’unica diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano.

Agli inizi del Novecento, nel Mezzogiorno del Regno d’Italia – afferma Dibisceglia – “Struffolini fu un vescovo capace di fondere ‘in unum’ l’antico impegno ecclesiale dello ‘stare’ in chiesa con la rinnovata responsabilità dell’‘essere’ Chiesa suggerita dal magistero di papa Leone XIII. A questo proposito, a partire da un’affermazione del venerabile don Antonio Palladino, che qualificò il suo vescovo come ‘vero discepolo del Ven. Cesare de Bus, del Ven. D. Bosco, vero interprete del pensiero eucaristico del Papa del SS. Sacramento’, il libro sviluppa una biografia tematica, approfondendo le molteplici espressioni dell’attività di Struffolini che emergono dall’impegno svolto tra gli scranni della Conferenza Episcopale Beneventana, dalle pagine delle numerose lettere pastorali, dall’attenzione per la romanitas che abita gli atti della visita pastorale e la redazione della relatio ad limina, senza dimenticare la sua efficace operosità tra le file della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana”.

Un’analisi storica, quindi, tesa a evidenziare che “Struffolini non fu un vescovo estraneo alla difficile materia della contem­poraneità – come scrive padre Lapegna – Egli, infatti, non rinchiuse il proprio essere vescovo all’interno di una sicura e tranquilla disquisizione teologica, ma si immerse nella faticosa missione della denuncia dei mali della società, indicando percorsi utili da seguire e strategie da attuare per affrontare e, possibilmente, superare i molteplici e articolati ostacoli che fomentavano, ormai da decenni, il rap­porto fra la Chiesa e la società”. Aspetti approfonditi dal vescovo Renna, secondo il quale lo studio su Struffolini, “notevole per la contestualizzazione della formazione, dell’at­tività ministeriale propria di un padre Dottrinario, e di quella apostolica nel governo delle diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola, va compreso nel processo dei cambiamenti epocali che contraddistinguono il passaggio tra XIX e XX secolo. L’attenta analisi delle fonti – conclude il Vescovo – permette di avere un quadro completo della temperie culturale, dell’attenzione alle res novae del pon­tificato di Leone XIII e della riforma preparata da papa Sarto, dell’attività della Sacra Congregazione del Concilio in cui la perizia del ‘dotto e santo’ Angelo Struffolini crebbe”.

Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid-19 – Il vescovo Luigi Renna presiede l’Eucarestia in Cattedrale

Giovedì, 18 marzo 2021, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime della pandemia, alle ore 19, il vescovo Luigi Renna, nella Cattedrale di Cerignola, presiederà la celebrazione eucaristica per le vittime della diocesi. Parteciperà il dott. Vincenzo Cardellicchio, Commissario Prefettizio.

Ogni parrocchia prevederà una celebrazione di suffragio per ricordare e pregare per quanti sono scomparsi nella solitudine e per stringersi ai familiari.

Alla scuola di San Giuseppe: educatore, custode e costruttore

Si terrà online, sulla pagina Facebook della chiesa parrocchiale della Purificazione della Beata Vergine Maria di Candela, un’interessante iniziativa organizzata dalla Pastorale delle Famiglie. Nell’Anno di San Giuseppe, indetto lo scorso 8 dicembre da papa Francesco con la Lettera Apostolica “Patris Corde” per ricordare il 150° anniversario della dichiarazione del Santo a “Patrono della Chiesa Universale”, dal 16 al 18 marzo 2021, con inizio alle ore 19,30, tre incontri approfondiranno alcuni degli aspetti legati al tema della famiglia e della paternità.

“Giuseppe, sposo fedele, padre responsabile: per una pastorale del ‘per sempre’” sarà il tema analizzato il 16 marzo da fra’ Marco Vianelli ofm, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana; “Il progetto biologico del Maschile e del Femminile” sarà approfondito, nella sera del 17 marzo, dalla dott.ssa Lodovica Carli, presidente del Forum delle Associazioni  Familiari di Puglia; “Antropologia del matrimonio” è la tematica che sarà sviluppata il 18 marzo dal prof. Stephan Kampowski, docente ordinario di Antropologia Filosofica nel Pontificio Istituto Teologico “Giovanni Paolo II” per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia in Roma.

Ogni incontro sarà introdotto e moderato dai coniugi Maria Rosaria Teta e Antonio D’Acci. Le conclusioni saranno di don Michele Centola, parroco della chiesa della Purificazione in Candela. “Tante volte, nella nostra vita – scrive papa Francesco nella ‘Patris Corde’ al n. 4 – accadono avvenimenti di cui non comprendiamo il significato. La nostra prima reazione è spesso di delusione e ribellione. Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia. Se non ci riconciliamo con la nostra storia, non riusciremo nemmeno a fare un passo successivo, perché rimarremo sempre in ostaggio delle nostre aspettative e delle conseguenti delusioni”.