Non sono risuonate le campane della Chiesa Matrice di Rocchetta Sant’Antonio, in quanto il campanile è in sicurezza a causa del fulmine che a metà agosto ha colpito la struttura. Ma la festa è stata grande lo stesso. Suonavano all’unisono i cuori dei fedeli che numerosi si sono riuniti domenica, 29 ottobre 2018, per partecipare alla solenne celebrazione delle ore 11 presieduta dal vescovo Luigi Renna e che ha visto la partecipazione delle autorità civili e militari e tra questi, ospite di riguardo, il giovane sindaco di Lacedonia.
È stato un bel giorno fatto di memoria e di fede, di orgoglio e di speranza. Quell’orgoglio e quella speranza che il Vescovo ha richiamato come punti di partenza per il rinnovamento di una comunità che è tale in quanto capace di seguire il filo continuo della tradizione e della storia. Ha ricordato le parole del prof. Angelo Giuseppe Dibisceglia, che il giorno prima era intervenuto sulle vicende storiche della chiesa, che quest’anno celebra il 250° anniversario della dedicazione.
Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato che «Questa festa non appartiene solo a noi. È la festa di tutta Rocchetta». Si è celebrato il giorno della dedicazione, dove è nata la fede di ogni rocchettano. Quel giorno, il 28 ottobre 1768, è stato consacrato l’altare da cui è stata dispensata la Parola e da dove è stata distribuita l’Eucarestia: di generazione in generazione.
Dopo aver evidenziato la bellezza delle opere presenti nel tempio, il Vescovo ha approfondito i contenuti della Parola della domenica per sottolineare che l’arte più importante della esistenza di ciascuno è la preghiera. Alla luce di Cristo riusciamo a vedere bene nella nostra vita: «Tutti i volti sono volti di fratelli» e anche la natura che circonda Rocchetta Sant’Antonio ci racconta l’amore di Dio. La Chiesa tempio è la metafora dell’uomo di fede. Ciò che dice della bellezza del tempio è l’armoniosa stabilità cementata dall’amore e dalla forza della carità. Un’opera che non è mai veramente definita e che necessita di essere sempre recuperata al suo splendore originario. Con tre frasi – «Signore, Figlio di Davide, abbi pietà di me», «Signore, che io riabbia la vista», «Signore, fa’ che io sia pietra viva» – il Vescovo ha augurato alla comunità «Buon cammino!».
I ringraziamenti al Vescovo da parte del parroco, don Antonio Aghilar, e i saluti del presidente del Comitato organizzatore dei festeggiamenti, hanno concluso un evento che ha reso felici i piccoli e i grandi.
Al termine, i fedeli si sono accostati al fonte battesimale per baciarlo in segno di riconoscenza: tutti coloro che sono nati in questa comunità sono stati battezzati allo stesso fonte e nel baciare il fonte il Vescovo ha invitato i presenti a pronunciare il proprio «Grazie, Signore Gesù, perché mi hai donato la fede in Te. Aumenta la mia fede»: un gesto di chi riconosce nei fratelli un’unica famiglia che è la Chiesa.
Antonio Dacci