La notizia che il Consiglio Comunale, nella sua unanimità – per la quale esprimo la mia sincera gratitudine al Sindaco e ai Consiglieri tutti – ha approvato la delibera che permette di costruire il Centro di integrazione per immigrati “Santa Giuseppina Bakhita”, su un piccolo appezzamento di terreno in località Tre Titoli, non può che riempire di gioia non solo me e i tanti che hanno voluto questo progetto, che hanno donato le loro energie e dato il loro contributo, ma rallegra soprattutto le persone – 300 circa – che abitano quella zona, lavorano, vivono nella precarietà igienica e purtroppo vengono sfruttate.
Sono i “negr”, come li chiama qualcuno senza andare al di là del colore della pelle, senza mai fissare negli occhi questi figli di Dio, quando magari da loro si comprano delle scarpe con pochi euro, si sfrutta il loro corpo, li si rende schiavi nel lavoro nero… Sono come tanti nostri padri e nonni che, con le valigie di cartone, andarono a lavorare in Germania, a Torino e a Milano, rinunciando al calore familiare dei loro affetti. Sono migranti come loro… Sono persone che hanno gli stessi diritti dei braccianti, quelli per cui Giuseppe Di Vittorio lottò. Oggi Di Vittorio e il nostro don Antonio Palladino si sarebbero battuti anche per i migranti dei nostri ghetti extraurbani, perché i diritti non hanno colore. Lo avrebbero fatto senza urlare, con fermezza e ostinazione, finché non sarebbero stati ascoltati.
Cosa si costruirà a Tre Titoli? Chi legge i giornali, chi segue la vita della Chiesa a cui appartiene, sa che sarà un centro costituito da una tettoia, due sale, un piccolo ambulatorio medico, acqua corrente, un luogo che permetterà a questi nostri fratelli e sorelle di incontrarsi per pregare – come fanno da anni ogni mercoledì – per parlare, per essere ascoltati e curati. Si costruirà con i fondi raccolti nelle nostre parrocchie durante l’Anno Santo della Misericordia e con quelli dell’Otto per Mille – per il Centro “Santa Giuseppina” messi a disposizione con intervento straordinario dalla Conferenza Episcopale Italiana – gli stessi che permettono alla mensa di Piano delle Fosse di distribuire pasti ogni giorno ai poveri; di far funzionare, da oltre vent’anni, il Centro Sociale “Ven. Antonio Palladino” in collaborazione con le Amministrazioni Comunali susseguitesi in questo periodo; il Centro di Ascolto “San Martino” e l’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse; nonché tutte le Caritas parrocchiali della Città che permettono, fra i tanti servizi offerti, anche di fare la spesa alle famiglie che non ce la fanno e di pagare qualche bolletta. Senza scriverlo sui giornali, perché la legge della Chiesa è il Vangelo che afferma: “Non sappia la tua destra quello che fa la sinistra” (Mt 6,3)!
E se a Cerignola dobbiamo essere insultati perché cerchiamo di mettere in pratica il Vangelo, ben venga. Conosco e prego per i sacerdoti, le suore, i volontari che silenziosamente edificano la storia di carità della nostra Città. Non importa che si sappia o meno: lo sanno i poveri che non esporrò certo sui giornali, e che hanno pudore a chiedere…
Coraggio, cari Cerignolani, siate degni della vostra tradizione di popolo di lavoratori, di popolo che ama e difende i diritti, di gente che sa la durezza dell’emigrazione, che ama il Vangelo di quel Bambino che la Madonna di Ripalta annuncia e incarna. Quando vedrete il Centro “Santa Giuseppina” capirete. Ma abbiate anche occhi per vedere la carità e il bene che si fa quotidianamente, negli oratori che in questi giorni strappano i bambini alla strada, nei centri sociali, nelle associazioni ecclesiali e laiche che aiutano centinaia di persone.
Che Dio ci benedica con il dono della pace.
Cerignola, 12 luglio 2017.
Il vostro vescovo Luigi