Come ogni anno, il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Rifugiato 2023, un giorno intero di riflessioni e di iniziative per mettere al centro le condizioni dei rifugiati e, allo stesso tempo, per celebrare la forza, il coraggio e la resilienza dei rifugiati in tutto il mondo.
‘Agire l’Accoglienza’, è il titolo del programma degli eventi che mercoledì 21 giugno sarà realizzato a Bovino e che intende raccontare e mettere in risalto la difficile realtà che vivono i rifugiati e, insieme, gli sforzi che si mettono in campo per sostenere questi fratelli fragili.
Il programma prevede, nello specifico, un mini torneo di calcio balilla umano, una mostra fotografica sui bambini rifugiati e una serie di attività itineranti per promuovere il dialogo interculturale che avranno luogo nella Villa Comunale.
Anche l’Associazione di Volontariato Onlus San Giuseppe, che da sempre opera accanto ai più deboli e, quindi accoglie e raccoglie le difficoltà e le esigenze anche dei rifugiati, partecipa alle attività promosse dal Comune e dalla Proloco di Bovino e da una ricca partnership di realtà che sul territorio sono attive a favore dei rifugiati, tra cui l’Ufficio Pastorale dei Migranti e dei Rifugiati Cerignola-Ascoli Satriano e la Fondazione Migrantes.
In particolare, la San Giuseppe propone la mostra fotografica Through Our Eyes realizzata e curata dall’Associazione Still I Rise e nata da un progetto fotografico partito nel 2019 sull’isola di Samos in Grecia che ha poi raggiunto anche il nord-ovest della Siria e lo slum di Mathare a Nairobi.
Le foto, scattate dagli studenti delle scuole di Still I rise, sono lo strumento per raccontare, attraverso gli occhi dei ragazzi e senza filtri, le condizioni dei bambini rifugiati che vengono troppo spesso strumentalizzati o completamente ignorati.
‘Attraverso gli occhi’ e, quindi, attraverso le fotografie realizzate dagli studenti di Still I Rise – afferma don Claudio Barboni, presidente della San Giuseppe – ci immergiamo nella loro quotidianità spesso disperata. Vediamo i campi profughi, la guerra e le sue drammatiche conseguenze, capiamo cosa significhi essere ghettizzati in uno slum di lamiera. Eppure vediamo un po’ più da vicino anche il loro percorso di crescita, le speranze, i sogni e le lotte coraggiose per un domani migliore.’.
‘La fotografia – continua don Claudio – fa parte del percorso educativo dei nostri studenti, il progetto fotografico è stato ideato e realizzato a Samos e Nairobi da Nicoletta Novara, mentre nel nord-ovest della Siria è stato condotto da Mahmoud Faisal.’.