Il vescovo Luigi Renna visita l’Ospedale “Tatarella” di Cerignola: “un’esperienza che ci fa capire che il bene a questo mondo c’è”

È stata una mattinata densa, quella di oggi, martedì, 21 dicembre 2021, per Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, vescovo della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, trascorsa fra i reparti dell’Ospedale “Giuseppe Tararella” di Cerignola. Alle ore 11, il pastore della Chiesa locale ha incontrato i membri della Direzione Sanitaria e, in filodiffusione, dalla cappella dell’Ospedale, ha recitato la preghiera, porgendo a tutti il suo saluto e il suo messaggio: “Auguro a ciascuno di voi – ha affermato il Vescovo rivolgendosi ai degenti – di tornare a casa per festeggiare il Natale con i vostri cari; se non sarà possibile per motivi di salute, sono sicuro che qui troverete non solo le cure necessarie, ma tanto affetto da parte di chi, con la sua presenza e la sua umanità, curerà non solo le nostre malattie, ma anche le nostre sofferenze spirituali”.

Ruota intorno al concetto del “prendersi cura” – sull’esempio di Maria che “ha dato alla luce un fragile Bambino, lo ha avvolto in fasce e lo ha deposto in una mangiatoia”, e di Gesù, che “ha avuto queste cure ed un domani sarà Egli stesso a prendersi cura dei malati di ogni genere che incontrerà” – il messaggio di mons. Renna, per il quale “ciò che ci fa stare meglio” in una situazione di ricovero è “ricevere un’attenzione, uno sguardo, una telefonata interessata al nostro stato di salute; e poi avere le cure qualificate di questo stupendo mondo che è l’ospedale: è una esperienza che ci fa capire che il bene a questo mondo c’è”.

Non sono mancate la preghiera e la benedizione nell’incontro che il Vescovo ha avuto nei diversi reparti del nosocomio locale: “Un pensiero va alle care mamme dei reparti ‘Ostetricia’ e ‘Maternità’, a quelle che stanno accanto ai loro bambini in ‘Pediatria’: siete come la Vergine Santa che è grata a Dio per quella creaturina che ha in grembo o stringe già tra le braccia, o che vorrebbe dare la propria vita invece di vedere la sofferenza del suo bambino. La Vergine Maria vi dia la forza di amare teneramente e di sperare sempre, come ha fatto Lei”.

La riflessione ha coinvolto anche i “cari medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo”, destinatari di un dopo speciale: “la lettera agli operatori sanitari di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano”, intitolata “Dovrebbero farle un monumento”, uno “scritto carico di riconoscenza per quello che siete e che fate. A volte – ha sottolineato il Vescovo – soprattutto chi è in Pronto Soccorso, subisce qualche aggressione perché si trova davanti al dolore e alla paura che possono far divenire scomposti e arroganti. Pazienza! Avete tutta la nostra solidarietà e sappiamo che un medico o un infermiere, anche se offesi, non rinunciano alla loro etica professionale, fatta di cura e rispetto anche verso chi manca di delicatezza”.

Né è mancato il riferimento all’impegno profuso dalla realtà sanitaria, nelle sue diverse espressioni, per contrastare la diffusione della pandemia, che ha coinvolto mons. Renna nei suoi affetti più cari: “Molti di voi in quest’anno si sono presi cura dei malati di Covid-19: so bene quanto avete dovuto soffrire con le famiglie che hanno perso improvvisamente i loro cari. Anche la mia mamma si è spenta in questo ospedale. Permette, perciò, che vi porti riconoscenza, con tutta la gente che è passata da questo luogo per tutto il 2021. Lo faccio con le parole di quella lettera che vi consegnerò passando nei reparti: ‘Voi tutti siete la risposta pronta alla chiamata. Siete la parola rassicurante quando si è preoccupati. Siete il sorriso amico che nessun manuale può prescrivere, quando ci si sente scoraggiati. Siete la battuta pronta, quando c’è il clima adatto. Siete il rimprovero fermo, quando ce n’è bisogno’”.